Sono 2400 le tonnellate di carburantre presenti all’interno della pancia della nave da crociera Costa Concordia che si è appoggiata agli scogli dell’isola del Giglio.
Ma non è di questo che voglio parlare. Si è già detto molto a riguardo del possibile danno ambientale che deriverebbe dalla fuoriuscita del carburante. Si è già detto troppo riguardo ai detersivi che sarebbero già stati riversati in mare dal relitto della enorme nave da crociera.
Ma allora di che vogliamo parlare? Del tempo? Si è già detto troppo anche riguardo a quello. Almeno a mio avviso. Arriva il maltempo, il mare si ingrossa, c’è il rischio che la nave si muova… e allora addio alle operazioni di recupero del carburante. E così via.
Va beh, finiamola qua: di che vogliamo parlare?
Parliamo dei robot Hydronet. I robot anti-inquinamento pronti per essere utilizzati a sostegno dell’emergenza del naufragio della nave Concordia nell’Isola del Giglio. Il progetto HydroNet è stato coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e svolto quasi interamente a Livorno, presso il “Polo di Ricerca delle Tecnologie per il Mare e la Robotica Marina” situato allo Scoglio della Regina. Il progetto di ricerca, cofinanziato dalla Comunità Europea e al quale hanno partecipato numerosi Centri di Eccellenza e due aziende toscane, ha sviluppato una flotta di piccole barche-robot autonome e boe capaci di monitorare lo stato delle acque costiere e lacustri.
Questi robot non risolveranno eventuali problemi di inquinamento ma almeno forniranno dati certi sullo stato di salute delle acque dell’isola del Giglio. Almeno sapremo se preoccuparci per qualcosa di serio o se stiamo assistendo a un puro fenomeno di allarmismo mediatico.
Quindi: spazio ai robot!
Una domanda nasce spontanea però: ma se ci fosse stato un robot a guidare quella enorme nave? Forse non saremmo qui a parlare di questo disastro. Mah, chi lo sa?